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RESI S.p.A | FAKE NEWS | Disinformazione tra Fact checking e debunking

La disinformazione online rappresenta ormai un fenomeno globale che rimanda a una o più informazioni con supporto documentale pari allo zero, finalizzate a creare un’opinione diffusa su larga scala.

Le fake news corrono veloce sulla rete e sui social network, tra cui in particolare Facebook e Twitter. Su queste piattaforme, se si considerano le cosiddette information cascade (ossia catene di condivisioni interrotte), le notizie false sono dalle dieci alle venti volte più veloci di quelle vere e riescono a diffondersi con maggiore profondità.

Secondo alcuni ricercatori del MIT la notizia falsa acquisisce maggiore forza di penetrazione attraverso il web per due fattori che la portano ad essere più “popolare” di una corretta:

  • Il primo secondo il quale le fake news sembrano risultare più “nuove” ed originali di quelle vere. Lo studio afferma che le bufale online retwittate per la maggiore hanno in comune la caratteristica di essere molto diverse da tutti i tweet apparsi precedentemente sui singoli account;
  • Il secondo invece prende in considerazione il fatto che le fake news sanno far leva su emozioni forti e sono quindi in grado di suscitare maggiore sorpresa, curiosità, disgusto o spavento. Le bufale si ricollegano a temi gettonati fra l’opinione pubblica come la politica, la finanza, i disastri naturali e la scienza. Ecco perché si diffondono e diventano virali.

Fact checking e debunking: chi sono i cacciatori di bufale?

La task force che si occupa dello smascheramento della disinformazione online sono i fact checkers e debunkers. Questi non hanno l’obiettivo di garantire un’informazione migliore, bensì un’informazione certificata: il pubblico deve fare riferimento esclusivamente alle notizie che sono passate prima sotto l’attento controllo dei “professionisti dell’informazione”. Quando i fact-checkers segnalano un contenuto come falso, ne riducono la distribuzione in maniera tale da diminuire il numero di persone che lo ricevono. Nei casi più gravi di disinformazione, come quelli legati al Covid-19, ai vaccini o ancora all’ interferenza sulle elezioni, il contenuto viene direttamente rimosso.

L’ iniziativa Google

Nella Giornata Internazionale del Fact Checking che ricorre nel mese corrente, Google si pone due nuove sfide: la guerra alle fake news e il sostegno ai media che combattono la disinformazione. È stata infatti proprio la società stessa ad annunciare che contribuirà con 25 milioni di euro al Fondo europeo per i media e l’informazione.  Google, insieme ad Altroconsumo e Fondazione Mondo Digitale, ha messo a disposizione un Decalogo della buona informazione per contrastare le fake news. Tra gli strumenti più rilevanti l’azienda considera: la ricerca della fonte, consulto dei fact checker, controlli incrociati, verifica dell’affidabilità dell’immagine e identificazione del luogo.

Negli ultimi 12 mesi sono stati pubblicati oltre 50 mila fact check sulla ricerca Google che sono stati visualizzati circa 2,4 miliardi di volte (CorCom). Quest’ evidenza ci dimostra che nell’ era digitale diventa fondamentale un monitoraggio costante di ciò che viene pubblicato sui social, sul web e sui media in generale, per contrastare le fake news.

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